Italia 1 Giga, per Open Fiber lo spettro della revoca dopo il no a Fibercop?
La notizia era nell’aria ma ora sembra ufficiale. Open Fiber ha rifiutato l’offerta di Fibercop di rilevare i lotti delle aree grigie nell’ambito del piano Italia 1 Giga, avanzata il 2 aprile scorso. Lo scrive oggi Repubblica.
I negoziati sotto l’egida del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, che aveva fissato al 30 giugno il termine ultimo per trovare la quadra, non hanno portato i risultati auspicati dal Governo, che sperava di trovare una soluzione per non perdere i fondi del PNRR.
L’avanzamento dei lavori è indietro rispetto agli stringenti obiettivi del Piano Italia 1 Giga, che prevede la chiusura entro il 30 giugno del 2026.
Il Cda di Open Fiber rifiuta l’offerta di Fibercop
Ma secondo quanto riportato da Repubblica, nel Cda di Open Fiber del 3 giugno, il primo dopo la nomina del nuovo presidente Enrico Cucchiani, il Cda di Open Fiber all’unanimità ha deciso di non procedere con le trattative per la cessione dei lotti. Si era parlato di 5 lotti in ballo, quelli più indietro, ma a quanto pare non se ne farà nulla.
Offerta di Fibercop giudicata inadeguata
L’offerta avanzata da Fibercop sarebbe stata giudicata inadeguata, in particolar modo da parte del primo azionista di Open Fiber, vale a dire il fondo australiano Macquarie che detiene una quota del 40%. Più possibilista – e non potrebbe essere altrimenti – l’altro azionista, vale a dire CDP che detiene la restante quota del 60%.
La proposta di Fibercop così come è non è ricevibile per una questione di tempi (tutto deve avvenire entro il 30 giugno, impossibile) modalità di valutazione degli asset (non conformi alla prassi di questo tipo di operazioni) ed altre richieste irricevibili.
Come risulta a Key4Biz, da parte di Open Fiber c’è la disponibilità completa a stare al tavolo del Dipartimento per la Trasformazione Digitale e a cercare una soluzione per cui serve un poco di flessibilità.
E ora?
A questo punto, difficile prevedere come andranno le cose. Nella peggiore delle ipotesi, non del tutto peregrina, c’è la revoca entro il 30 giugno dei lotti di Open Fiber da parte del Governo.
La revoca è una pistola spuntata, perché si finirebbe in un una guerra legale decennale anche perché non possono essere decise in un’ottica assurdamente punitiva ma comminate sulla base di criteri previsti dai contratti, che ad oggi non ricorrono.
Questo perché la revisione del Piano Italia 1 Giga non è più fattibile. I tempi sono troppo stretti e si aprirebbe un fronte complesso di contenziosi. La revisione sembra quindi una strada non più accettabile da parte della Commissione Ue anche perché l’altro competitor Fibercop si era offerto di subentrare nei lotti di Open Fiber.
A FiberCop e Open Fiber, entrambe partecipate pubbliche, è stato affidato il cablaggio di oltre 3 milioni di edifici in Italia entro la fine di giugno 2026, nell’ambito di un programma da 3,4 miliardi di euro finalizzato alla realizzazione di reti a banda larga ultraveloce.
Secondo le ultime rilevazioni, gli edifici cabalati solo la metà dei 3,4 milioni previsti e Open Fiber, che si era aggiudicata 2,2 milioni di edifici, è in ritardo rispetto a FiberCop.
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