Il Piano di riarmo di Ursula von der Leyen e la Banca europea per la Difesa (e i missili)
La Banca europea per la Difesa, la sicurezza e la resilienza
Una banca per il riarmo dell’Europa, che potrebbe partire con una dotazione di circa 100 miliardi di sterline, secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg. Potrebbe partire così il piano per la nuova Difesa europea, incentrato su una spesa crescente in armi e sistemi per la sicurezza collettiva, che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dovrebbe annunciare oggi una lettera ai 27 membri dell’Unione.
Dopo il summit straordinario del 2 marzo e in attesa del prossimo in calendario il 6 marzo a Bruxelles, l’Europa cerca disperatamente di trovare una sintesi tra le necessità di potenziare la propria Difesa militare e tecnologica e convincere tutti gli Stati membri e alleati a tirare fuori i soldi necessari, oltre che decidere cosa fare per l’Ucraina.
Proprio per risolvere quest’ultimo punto, domenica scorsa a Londra è saltata fuori l’idea di una Banca per la Difesa, la sicurezza e la resilienza (Dsr), la prima banca multilaterale di sviluppo per la difesa che offrirà ai creditori del settore privato garanzie sui rischi e aiuterà a standardizzare le norme sugli appalti in Europa in questo delicato e redditizio settore industriale.
Una banca di missili e bombe per “riarmare l’Europa”
Una banca per i missili e le bombe. Provocazione a parte, in fondo questo rappresenta il nuovo ipotetico strumento finanziario congegnato domenica scorsa a Londra. Anche perché, ad oggi, l’Europa sembra esser stata capace di trovare solo questa strada. L’unica idea che è venuta a tutti, in questo continente, è riarmarsi. La diplomazia, qui, non ha mai trovato il giusto spazio, quello necessario a tentare una pace in Ucraina.
L’obiettivo della Banca Dsr, è spiegato su thebanker.com del Financial Times, è quello di emettere obbligazioni con rating AAA garantite dalle nazioni azioniste per immettere rapidamente “capitale a basso costo” per gli appalti della Difesa in tutti i Paesi della NATO (quindi anche gli Stati Uniti), dell’Unione europea e delle nazioni alleate dell’Indo-Pacifico, ovviamente senza aumentare il debito pubblico.
D’altronde, von der Leyen sembra vedere una sola via d’uscita dall’impasse politico-militare dell’Ucraina: “Abbiamo bisogno di un massiccio aumento della difesa senza alcun dubbio. Vogliamo una pace duratura. Ma una pace duratura può essere costruita solo sulla forza. E la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi. E questo è lo scopo del piano che presenterò agli stati membri domani: ‘Rearm Europe’“.
Banca operativa nel 2027? Così è stato deciso dai promotori
Il percorso della nuova banca, però sembrerebbe esser partito a fine dicembre, con un documento a firma di Murray sottoposto a peer review dall’Atlantic Council, in cui si specificava che dopo “l’adesione di un piccolo gruppo di nazioni” fondanti e la successiva adesione di altre nazioni come “azionisti”, le operazioni potrebbero “iniziare nel 2027” circa.
La Banca ha già dei “convinti sostenitori“, secondo Fortune Italia, tra cui: Robert Murray, ex capo dell’Innovazione della Nato ed ex ufficiale britannico, Lord Stuart Peach, ex Presidente del Comitato Militare della NATO e Capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito.
Tra gli altri promotori ci sono anche Mircea Geoană (ex Vice Segretario Generale della NATO ed ex Ministro degli Esteri rumeno) e Richard Burr (ex Senatore degli Stati Uniti e Presidente Repubblicano del Comitato di Intelligence del Senato degli Stati Uniti), il Generale Rick Hillier, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa canadese, Giedrimas Jeglinskas, Presidente del Comitato di Difesa della Lituania ed ex Assistente Segretario Generale della NATO, e Rebecca Harding, economista esperta di commercio internazionale e supply-chain.
Quale Piano per la Difesa europea?
Abbiamo quindi un nome del piano al momento, “riarmare l’Europa”. Ora c’è da scoprirne i contenuti. Secondo un focus Ansa, a metà mese è atteso il Libro Bianco sulla Difesa e dunque la discussione di giovedì prossimo è l’occasione per i leader europei di dare le ultime indicazioni.
Per quanto riguarda i finanziamenti, la Commissione sta lavorando a tre livelli d’intervento:
- nazionale (con l’attivazione appunto della clausola di salvaguardia);
- europeo (con la possibilità di usare fondi comunitari non spesi per progetti d’impatto Ue, come lo scudo aereo);
- finanziario (maglie più larghe per la Bei, la creazione di una banca per il riarmamento, il completamento del mercato dei capitali con un occhio ad un mercato unico della difesa).
Sui finanziamenti, la bozza sottolinea la necessità che gli Stati membri “continuino ad aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa“, invitando “la Commissione a proporre ulteriori fonti di finanziamento per la difesa a livello europeo, anche attraverso una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi strutturali, e a presentare rapidamente proposte pertinenti”. Una formulazione vaga, che potrebbe aprire la strada agli eurobond, da un lato, e al riciclo di tutti i fondi Ue, ad esempio del PNRR o di coesione, rimasti in cassa.
Motivo per cui il Movimento 5 Stelle già ha chiaramente denunciato “uno scippo all’Italia”, Paese destinatario dei maggiori finanziamenti comunitari, che a questo punto potrebbero venir “deviati” verso il fondo europeo per le armi.
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