Chip. Gli Usa avviano indagine per tre settimane, poi possibili dazi. Ue pronta a contromisure
Indagini USA sui semiconduttori per motivi di sicurezza nazionale, poi possibili dazi all’Unione europea
L’altalena delle notizie e delle dichiarazioni che arrivano dalla Casa Bianca, in relazione ai dazi sui prodotti in arrivo dall’Unione europea e tutti gli altri Paesi del mondo, non accenna a placarsi.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha pubblicato sul Federal Register la notizia dell’avvio delle indagini sulle importazioni di semiconduttorie altri prodotti, in particolare dell’industria farmaceutica, per motivi di sicurezza nazionale.
Il Dipartimento del Commercio ha dichiarato di stare indagando su come le importazioni di chip per computer, delle apparecchiature per la loro produzione e dei prodotti che li contengono influiscano sulla sicurezza nazionale.
I chip sono presenti in molti beni di prima necessità, come automobili, frigoriferi, smartphone e altri articoli. Ai sensi dell’articolo 232 del Trade Expansion Act del 1962, il presidente è autorizzato a imporre dazi doganali per tutelare la sicurezza nazionale.
L’import USA di dispositivi a semiconduttori, Italia secondo fornitore
Riguardo all’importazione degli Stati Uniti di dispositivi a semiconduttore (semiconductor devices) dall’Europa per l’anno 2023, secondo i dati diffusi dall’Observatory of Economic Complexity, al primo posto c’è la Germania, con 411 milioni di dollari, seguita dall’Italia, con 329milioni di dollari, dall’Austria, con 249 milioni di dollari, dal Regno Unito, con 171 milioni di dollari, dalla Francia, con 54,5 milioni di dollari, dalla Svizzera, con 24,7 milioni, dalla Danimarca, con 14,9 milioni, dall’Olanda, con 8,8 milioni di dollari.
Un dispositivo a semiconduttore (in inglese semiconductor device) è un componente elettronico basato su materiali semiconduttori, come il silicio, il germanio o il carburo di silicio, che ha la capacità di controllare il flusso di corrente elettrica. Questi dispositivi sono alla base della moderna elettronica e dell’informatica.
Ue pronta a contromisure
Una nuova mossa dell’ultimo minuto proprio in occasione dell’arrivo a Washington del commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, che ha incontrato il segretario del Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, e l’ambasciatore Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, per intavolare i negoziati sulle politiche tariffarie in occasione della sospensione di 90 giorni dei dazi alle importazioni negli Stati Uniti decisa a sorpresa dal Presidente americano Donald Trump.
Riguardo alla voce chip, il portavoce con delega al Commercio della Commissione, Olof Gill, ha fatto sapere che “la nostra offerta di lavorare per ottenere tariffe reciproche zero per zero per tutti i beni industriali, comprese le automobili, il tema della sovraccapacità globale nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, la resilienza delle nostre catene di approvvigionamento nei semiconduttori e nei prodotti farmaceutici“.
La fonte ha sottolineato che Bruxelles “continuerà ad affrontare questi colloqui in modo costruttivo”, ma “è chiaro che saranno necessari notevoli sforzi congiunti” per il raggiungimento di un’intesa accettabile e concreta.
Riguardo alle indagini, lo stesso Gill ha confermato che “erano previste” e che la Commissione porterà avanti “argomentazioni forti contro le tariffe imposte dagli Stati Uniti”, nei settori più strategici per le relazioni commerciali transatlantiche.
Il portavoce ha poi sottolineato che Bruxelles, allo stesso tempo, porterà avanti i lavori di preparazione di “ulteriori contromisure”, nel caso in cui i negoziati dovessero fallire: “Ogni opzione rimane sul tavolo”.
Dopo che Trump ha dichiarato che i prodotti elettronici non sarebbero stati inclusi tra i “dazi reciproci”, secondo quanto riportato euronews.com, il Segretario al Commercio Lutnick ha spiegato in un’intervista ad ABC News che “i prodotti farmaceutici, i semiconduttori e le automobili saranno gestiti con dazi specifici per settore“.
Aggiungendo che “questi non sono disponibili per la negoziazione” e che “faranno solo parte del processo per garantire il rientro in patria dei principali dispositivi di sicurezza nazionale, che devono essere prodotti qui. Dobbiamo produrre medicinali e dobbiamo produrre semiconduttori in questo Paese”, ha sottolineato il segretario del Commercio USA.
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