Eolico, ANEV “sviluppo frenato da burocrazia e scelte miopi”
Gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema elettrico italiano fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) sono senza dubbio ambiziosi, ma tecnicamente raggiungibili. Nel caso dell’energia eolica, si parla di un traguardo significativo: raddoppiare la potenza installata onshore, portandola dagli attuali 13 GW a 26,04 GW entro il 2030. A questo si aggiunge un ulteriore obiettivo per l’eolico offshore, con un target di 2,1 GW fissato dal PNIEC e addirittura 3,8 GW previsti dal Decreto FER2. Eppure, nonostante queste potenzialità, il settore sta vivendo una fase di rallentamento preoccupante.
Tempi lunghi e burocrazia: una corsa a ostacoli
Secondo l’ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, il primo grande freno allo sviluppo dell’eolico in Italia resta l’eccessiva lentezza dei processi autorizzativi. Le tempistiche continuano a dilatarsi, rendendo difficile per gli operatori programmare e realizzare nuovi impianti. Di fronte a questo scenario, è sempre più urgente un piano straordinario per potenziare gli Enti coinvolti nel rilascio dei permessi e dei titoli abilitativi. “Commissione VIA, Terna, E.Distribuzione, Sovrintendenze e Regioni devono essere messi nelle condizioni – sia in termini di risorse umane sia di competenze – di accelerare i procedimenti e recuperare il tempo perduto” si legge in una nota stampa diffusa dall’Associazione.
Un quadro normativo ancora inadeguato
Oltre alla burocrazia, pesa anche un quadro normativo e regolatorio che non si è ancora pienamente adattato alle esigenze di crescita del settore. È il caso delle aste FERX transitorie, che hanno inspiegabilmente ridotto i contingenti messi a gara: 2,5 GW per l’eolico invece dei 4 GW previsti, mentre per il fotovoltaico si è passati da 10 a 8 GW. Se per quest’ultimo sembra all’orizzonte una seconda asta dedicata, per l’eolico non si intravedono segnali di attenzione. Una disparità di trattamento che solleva legittime preoccupazioni tra gli operatori.
Penalizzazioni economiche e scelte discutibili
L’Associazione evidenzia come l’eolico appaia penalizzato anche sotto il profilo economico. I livelli di prezzo fissati nelle aste non tengono conto della maggiore incidenza dei costi di manutenzione rispetto al fotovoltaico, nonostante sia noto che l’operatività di un impianto eolico comporta spese di gestione significativamente superiori. Inoltre, l’inconsistente adeguamento inflattivo previsto per il settore eolico rispetto a quello fotovoltaico contribuisce a rendere meno competitivi gli investimenti.
Offshore: una promessa ancora in attesa
Particolarmente critico è poi il capitolo dell’eolico offshore. Nonostante il potenziale elevato e l’importanza strategica che questo comparto potrebbe rivestire per l’intera filiera industriale nazionale, manca ancora un percorso chiaro e strutturato che consenta l’avvio dei primi progetti concreti. Senza una roadmap definita, l’Italia rischia di perdere un’occasione preziosa per affermarsi anche nel panorama europeo delle energie rinnovabili marine.
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